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giovedì 12 dicembre 2013

Dicembre

Caro Babbo Natale,

È passato un bel po' di tempo dalla mia ultima letterina. Così tanto che non mi ricordo più come si fa.
Passerò il mio Natale in un paese molto caldo, nel cuore dell'Africa Occidentale dove la gente non ha molto tempo per le decorazioni, i pranzi, le cene e gli auguri.
In effetti, non posso nemmeno dargli torto. Loro pensano a come sopravvivere al domani ed io a quanto sono triste perché non vedo alberi scintillanti, non sento il calore di casa dolce casa e dei pranzi in famiglia o con gli amici. Nonostante la 'solitudine' natalizia mi ritrovo comunque dall'altro lato ad essere felice per l'assenza di tutte queste tradizioni alla quale ero abituata fin dalla nascita. Perché in fondo è un giorno come tanti e se come per me quest'anno, succede che tutti sono disinteressati, mi adatterò anche a questo. 
In realtà non resisterò ai fornelli allora oggi acquisterò qualche cibaria adatta al clima estivo e domattina presto mi cimenterò in cucina per gli amici e passerò il pomeriggio in spiaggia. Un Natale semplice e diverso, senza i fasti di sempre ma penso che possa andare bene anche così, stavolta. Buon Natale e buone feste a tutt*. 

domenica 24 novembre 2013

Il mio 'ei fu' portatile

Non mi avevano mai rubato niente prima di giovedì notte. Mai. Però come sempre c'è una prima volta. 
Il problema è che insieme al portatile mi hanno rubato un lungo pezzo di vita in documenti, immagini, pensieri di viaggio, racconti, la musica più bella. Tutto è sparito, in un batterdocchio qualcuno, per guadagnarci qualcosina si è intrufolato nella stanza del mio 'ragazzo' e puff, sparito. Non ci guadagneranno granché perché il mio computer conserva un sacco di memorie ma è talmente malridotto che non oso immaginare quanti pochi cedi possa valere. E questo mi mette ancora più amarezza. 
In ogni caso ha accompagnato la mia vita, ma non so bene se essere arrabbiata, delusa, felice di acquistarne uno nuovo al mio ritorno. 
Questo post è solo informativo per chiunque abbia alcune delle mie foto è altamente pregato di conservarle fino al mio rientro in Italia, inviarle via e-mail, condividerle in una delle piattaforme web. Ovviamente ho un HD esterno ma sembra non funzionare bene = nessun altro computer riesce a leggerlo. Allora conservate.
Ah, ho realizzato che la profezia del cucchiaio è più verosimilmente una maledizione. Prego quindi tutti i miei amici streghe e stregoni di unire le loro forze e far sì che la maledizione si annulli ASAP.

mercoledì 6 novembre 2013

Verso nord - immagini


Partenza al tramonto da Akosombo

First stop in Kete Krachi

Sbarco al villaggio

Makango - Food sellers

Old Tamale road

Sulle orme degli elefanti
         

Warthogs
            

Mole National Park - morning walk

Un elefante si dondolava..

Bambies

Mole NP - la strada

mercoledì 23 ottobre 2013

Da Ada Foah

Lo scorso fine settimana ho visitato un villaggio molto interessante, Ada Foah, sulla foce del fiume Volta che dista un paio di ore da Accra in direzione est. Una volta raggiunto il villaggio ci sono due modi (comodi) per raggiungere l’estuario del fiume e alloggiare in uno dei campi/resort costruiti in riva al fiume. Il primo è prendere un mototaxi dalla stazione al villaggio e passeggiare per una decina di minuti oppure prendere un’imbarcazione variabile per forma e dimensioni.
Raggiunto l’estuario non vi dico l’emozione provata nel vedere un paesaggio così tropicale e rilassante allo stesso tempo, un orizzonte fantastico che dopo tutte le paranoie sulla malaria ha fatto bene agli occhi e al cuore.
Finalmente ho cominciato a viaggiare seriamente, adesso che ho ripetuto il test e se n’è andata ufficialmente, a sognare in modo abbastanza concreto tutti i luoghi che vorrei visitare prima della fine di quest’esperienza, facilitata anche dalla presenza di una simpatica ragazza tedesca con cui ho iniziato a pianificare le settimane a venire.
Il prossimo programma si presenta un po’ impegnativo ovvero la rotta verso nord via Lago Volta e villaggi sperduti. Vi darò un resoconto appena l’impresa sarà compiuta. Grazie al break  ‘autunnale’ dei bimbi mi concederò questo viaggio on the road per sette giorni in giro per il Ghana sulla via degli elefanti. Intanto vi lascio le foto dello scorso weekend. Baci a tutti.








mercoledì 9 ottobre 2013

Dieci comandamenti, come assicurarsi la malaria

E non solo. Una lunga, lunghissima giornata in un ospedale ghanese. Molto semplice:

1. Dormire senza zanzariera;
2. Dormire senza ventilatore;
3. Uscire a sera tarda;
4. Non coprirsi;
5. Non usare alcun tipo di repellente;
6. Vestire abiti scuri;
7. Lasciare finestre e porte aperte;
8. Dimenticare la profilassi;
9. Seguire una dieta poco equilibrata;
10. Il caso.

Ecco se volete prendervi la malaria, basta che seguiate queste semplici regole quando vi trovate a viaggiare in un paese tropicale dove questa terribile malattia è endemica (quasi tutta l’Africa Subsahariana, l’America Latina e qualche paese asiatico), considerare che ancora oggi è una delle maggiori cause di morte al mondo, colpendo poco meno di due milioni di persone all’anno, soprattutto bambini.
Io ho seguito letteralmente queste regole, non da subito ma nell’ultimo mese ho iniziato a viverla più tranquillamente, ho tolto la zanzariera perché mi sentivo soffocare, ho usato sempre meno i repellenti, ho dimenticato un paio di volte il Lariam.
Dopo aver passato la notte scorsa insonne a causa della febbre, stamattina mi sono diretta all’ospedale per gli accertamenti del caso ed ecco qua la malaria è arrivata.
Comunque sto già meglio, seguo la cura e speriamo passi presto.

martedì 8 ottobre 2013

West Coast - Viajando

Stavo pensando da tempo a un weekend in solitaria. Perché sentivo il bisogno di stare un po' da sola, allontanarmi dalla realtà circostante e fare le cose che faccio sempre come rilassarmi davanti a un panorama paradisiaco, leggere un buon libro senza essere disturbata dai bambini urlanti, ascoltare la mia musica preferita, scattare qualche foto, fare una nuotata nell'Oceano dove le acque sono relativamente calme, mangiare cibo continentale.
In una sola parola: oziare. 
Avevo quindi pianificato di partire venerdì mattina presto e passare due notti in un piccolo villaggio, Busua, che dista circa 250 km da Accra. Voi direte, non tantissimo, in effetti no. Ma viaggiando con gli economici mezzi pubblici, il mio viaggio prova per andare tra qualche settimana al Mole National Park (a circa 700 km in direzione nord), si è trasformato in un'interessante odissea di sette ore, completamente appagate dalla vista del meraviglioso villaggio. 
Alla fine non ho viaggiato da sola, una giovane volontaria tedesca arrivata il giorno prima ha deciso (non che avesse molta scelta) di unirsi a me, quindi ho dovuto rivedere il mio piano iniziale e tornare per una giornata a Cape Coast e rivedere il Castello.
Comunque è stato un fine settimana piacevole, penso di poter affrontare le 15 ore e più di viaggio che mi separano dagli elefanti, sono ritornata in una soleggiata Cape Coast a differenza dell'altra volta, non ho letto, ma ho fatto qualche bella nuotata nell'oceano prima e in piscina poi quindi posso ritenermi soddisfatta anche se al mio rientro un raffreddore tremendo mi  ha colto di sorpresa e sto cercando di curarlo in qualche modo. Vi lascio le foto.

Busua - West Seashore
Busua - Attività mattutine 1
Busua - Attività mattutine 2 - mi scusassero gli animalisti
Busua
Cape Coast - Castle
Cape Coast - View from the Castle 1
Cape Coast - View from the Castle 2
Cape Coast - Fishing Harbour


sabato 28 settembre 2013

La profezia del cucchiaio - parte prima

Lo sapete, sono sempre stata un po’ scaramantica. Dico un po’ perché è qualcosa che va e viene nel tempo e nello spazio a seconda delle circostanze. Allo stesso tempo sono sempre molto attenta ai segnali che raccolgo ogni secondo della mia vita, materiali o immateriali, più o meno paranormali.
Potete pure farvi una mezza risata e pensare a quanto possa essere potenzialmente folle però questa dei cucchiai ve la devo proprio raccontare e magari potete provare a interpretare questo segnale con me.

- Uno dei tanti -
 Prima però dovete sapere che per la natura della cucina ghanese, la maggioranza dei cibi si mangia con le mani o con il cucchiaio, qualsiasi cosa sia: riso, spaghetti o uova. Molti locali mi hanno detto che hanno imparato ad usare la forchetta da adulti. So che suona un po’ strano ma è così.
Da quando sono arrivata il cucchiaio è stato il segnale predominante, quello costante al quale ho iniziato a prestare attenzione subito anche se non ci ho dato così tanta importanza.
Cucchiai ovunque, per strada, nei parcheggi, nelle pozzanghere, sulla spiaggia, e non riesco a spiegarmi il perché. Qualche volta, quando non avevo troppe persone intorno mi sono chinata a raccoglierli. So che non si fa ma a casa le posate scarseggiano sempre, soprattutto perché nessuno ha mai voglia di lavarle ma ora grazie alla mia raccolta abbiamo circa tre forchette e una decina di cucchiai. Un numero quasi decente.
Sembra difficile da immaginare ma parlo di una quantità immensa di cucchiai sparsi per terra, lasciati così al loro destino. Ho provato a indagare sulla questione pensando che potesse esserci una ragione culturale o tradizionale alla base di ciò. Niente. Il caso.
Ieri, durante il mio rientro ondeggiante al villaggio con il tro-tro ne ho visti due, senza averne prima raccolto uno nei pressi di Las Palmas (il ristorante-fast-food vicino all’ong). A quel punto mi si è accesa una scintilla. I cucchiai sono un segnale concreto per qualcosa che verrà. Cosa, ancora non lo so, ma nelle prossime puntate cercherò di delinearlo meglio. Poi vi farò sapere.

martedì 24 settembre 2013

Impressioni di un settembre inoltrato..

Settembre è stato un mese parzialmente anomalo, il mio quinto mese in Ghana è volato, né più né meno di tutti gli altri certo, però mai come adesso mi sono resa conto di come il tempo passi tremendamente in fretta.
Vero è che manca ancora tanto tempo alla fine di questa mia esperienza africana, ma grazie ad oltre una settimana di light-out ho potuto riflettere parecchio a quello che sarò dopo questi 365 giorni. 
In realtà le possibilità che si prospettano all'orizzonte sono due, forse tre. 
La prima è quella di tornare in Italia, cercando di rientrare alla vita di sempre senza troppi shock culturali, architettonici, fisici e sentimentali, ovviamente un background decisamente arrichito, tanti bei ricordi e racconti esaltanti, i mille sorrisi quotidiani incontrati nella terra dei bambini e le impressioni di viaggio. Ipotesi n. 1: scartata. Anche se un caro amico mi ha fatto ricordare tutto quello che mi perderò.
La seconda e non ultima è quella di continuare il giro del mondo, ma suona un po' troppo fantastica anche per un'eterna sognatrice come me.
La terza, quella che al momento sembra la più probabile ma non è ancora confermata, un'idea bizzarra che mi sono messa in testa in questo settembre insolito potrebbe essere quella di rientrare nel bel Paese nella notte tra il 30 aprile e 1 maggio 2014 per qualche mese, variabile da due a cinque, per poi ritornare qui, in Ghana, ad Accra almeno per qualche anno. Perché? Non lo so, ma con tutte le contraddizioni del caso mi sembra di stare abbastanza bene qui e che possa essere un altro buon punto di partenza. In realtà questa ipotesi potrebbe realizzarsi o morire per sempre tra qualche settimana ma intanto mi piace pensare che sarà così. 
Anche adesso che piove intensamente da un paio di giorni non mi sembra poi così male. Quindi in linea ipotetica potrei anche viverci. Magari queste ipotesi sono tutte dettate dall'aria di settembre e da una mente un po' folle ma come sapete mi piace condividere.

venerdì 13 settembre 2013

Io sto con i coccodrilli

On-arrival training organizzato da domenica a giovedì in un complesso un po’ datato poco distante da Cape Coast sulla strada per il Kakum National Park, l'Hans Cottage Botel, il tutto circondato da flora e fauna rigogliosa, a volte indecifrabile, e una quantità non precisata di coccodrilli, una dozzina circa, propriamente alimentati che popolano la zona semipaludosa sulla quale l’intero complesso è costruito.
Annessa un’inaspettata sorpresa: la tanto sognata piscina che mi ha permesso di fare la bella nuotata tanto desiderata. Non ho molto da scrivere perché con tutti i pro e i contro del caso il training è stato a tratti molto interessante e a volte parecchio noioso, denso di luoghi comuni e istruzioni sulla sicurezza, alimentazione e salute che potevano esserci ben risparmiate a oltre quattro mesi dall’arrivo. Per il resto, almeno ho potuto passare del tempo con le altre due simpatiche volontarie coinvolte nello stesso progetto in Ghana per un’altra organizzazione e condividere con loro esperienze, dubbi, risate e resoconti di viaggio.
Ancora una volta niente visita al parco a causa della solita pioggia tropicale, quindi il resto del empo è dedicato al completo relax tra una nuotata in piscina e l'altra. Non so come dire che quasi sentivo la mancanza del villaggio. La vita è assura a volte. Vi lascio anche qualche foto descrittiva.





lunedì 26 agosto 2013

Esplorando..

Mai come in questi mesi ho sognato di concedermi una giornata al mare. In realtà abito in spiaggia, il problema è che non è propriamente uguale a come ce la immaginiamo. Puoi andarci per fare una corsetta o una bella passeggiata (prima del tramonto), osservare l'immensità dell'oceano che non ha fine, respirare un po' di arietta fresca o bere qualcosina al chioschetto di Natty. Niente bagno, le correnti sono troppo pericolose qui e il rischio di farsi trascinare via è all'ordine del secondo.
Allora per qualche tempo ho cercato di sondare il terreno, i locals dicono che poco distante da casa in linea d'aria circa una decina di chilometri c'è un bella spiagga, ben frequentata, tranquilla e pulita, ah e si può entrare in acqua, Bojo Beach.
Sabato, dopo aver rinunciato a qualche giorno fuori porta con le volontarie tedesche un po' perché non ero perfettamente convinta, un po' perché volevo passare il weekend con il mio uomo ecc., ho deciso che sarei andata al mare, a fare un bel bagno rigenerante.
Mi sono incamminata con Janis intorno a mezzogiorno. Una bella passeggiata di cinquanta minuti lungo il bagnasciuga attraversando strani villaggi di pescatori, una sorta di laguna/palude incontaminata e villaggi remoti, tipo dimenticati da dio.
La scelta di dirigersi verso ovest è stata assolutamente azzeccata, una manciata di ore all'aria aperta, qualche birretta, un bel piatto di riso e pollo ben cotto (anche se decisamente molto rincarato), insomma non avrei potuto chiedere di meglio. L'acqua dell' oceano è talmente fredda (forse è solo un'impressione) e salatissima. Alle spalle un fiume navigabile, dei bellissimi palmeti e le colline che riempiono l'orizzonte.
Sulla via del rientro, all'interno dei villaggi di frasche che vivono solo di pesca, mi sono dovuta confrontare con le amare riflessioni sulla modernità e sulle semplici cose che abbiamo sempre a disposizione ma non sono per tutti scontate. Come una connessione a internet o la corrente elettrica.
Domenica mi sono concessa un pranzo nel mio ristorante vegetariano preferito in compagnia dei soliti amici e qualche new entries per poi rientrare nel villaggio verso sera, fare due chiacchiere al chioschetto con una birra condivisa e prepararsi per la settimana a venire.

Fana - Abitazioni

giovedì 8 agosto 2013

Senza titolo, solo emozioni

Inizialmente questo non voleva essere un post, i suoi contenuti sono strettamente personali ma ho deciso di condividere comunque qualche pensiero. A tal proposito avevo messo giù qualche riga sul mio diario cartaceo, dove annoto anche altre cose.
Il mio secondo giorno in Ghana è cominciato tutto, quando per qualche secondo ho incrociato il suo sguardo al momento delle presentazioni. Poi non ci ho più dato attenzione perché troppo presa dalla novità del posto, dalle nuove amicizie, il lavoro, altri incontri, eccetera. Poi gradualmente abbiamo imparato a conoscerci e ad uscire qualche volta insieme grazie ad appuntamenti mascherati da altro.
Quindi ho solo cominciato a considerarlo come un amico speciale, un confidente e se volete un punto di riferimento per risolvere la miriade di problemi che di tanto in tanto mi trovavo ad affrontare.
Dopo qualche tempo la nostra conoscenza ha iniziato a farsi più stretta, fino a quando lui è diventato l’unica cosa a cui potessi pensare. Per inciso, mi sono disintossicata, non penso più a quello che mi sono lasciata alle spalle in Italia, il mio zahir è svanito lentamente senza lasciare traccia.
Quindi ancora un paio di uscite con l’uomo, poi come sapete una cosa tira l’altra e non mi sono nemmeno resa conto che il mio cuore ricominciava a battere come non faceva da tempo. L’altra sera finalmente si è deciso, abbiamo dormito insieme, condiviso una serie di emozioni intense fino a mattina inoltrata, poi per la prima volta sono sgattaiolata fuori di casa come una ladra col timore di incontrare uno dei membri della mia famiglia  e che mi incastrasse con uno dei loro interrogatori. Qui la privicy non è contemplata. Ma per tutelarmi e tutelarlo non menzionerò nomi, anche se chi doveva conoscerlo ha ricevuto la sua foto privatamente. In ogni caso sono felice davvero, non avevo previsto tutto questo anzi era ben lungi da me e adesso mentre scrivo questo post mi rendo conto di essere parecchio confusa. Ok, tutto può succedere. Sempre.

lunedì 5 agosto 2013

Agosto non ti riconosco..

Agosto (Osanaa in Twi) è appena cominciato, uno dei mesi più belli dell’anno, forse il migliore. Perché il sole splende alto nel cielo e scalda le nostre giornate, per tutte quelle volte che abbiamo desiderato andare in vacanza e finalmente sono arrivate le tanto sognate ferie, le serate che non finiscono prima dell’alba, le storielle di una notte di mezza estate, le chiacchiere infinite e le giornate al mare.
Quest’anno il mio agosto è un po’ diverso, l’anno scorso a quest’ora il countdown per il mio viaggio in Marocco era quasi alla fine. Stavolta niente capatina estiva in Maghrib, le mie giornate trascorrono inesorabilmente scandite dai minuti che passano senza lasciare traccia alcuna, dai pettegolezzi generati da uno sguardo o una parola di troppo, dal lavoro in ufficio e nella scuola, dalle nuove idee o da nuovi incontri.
Sto frequentando un corso interessante che mi porterà via tre sabati in “NGOs project management”, la prossima settimana inizierà anche il festival della popolazione Ga in James Town, indubbiamente il quartiere più scenico e affascinante di tutta Accra, per la strana atmosfera che si respira quando ci passeggi, per i piccoli mercati, gli edifici dell’epoca coloniale, i colori e gli odori intensi. Comunque ve lo racconterò.
I giovani volontari olandesi si preparano a partire, fortunatamente la casa si svuota di nuovo ma la cosa non mi dispiace particolarmente perché ho realizzato che non ho più l’età per stare appresso ai problemi degli altri e che condividere la tua quotidianità con meno persone possibile non è poi così male.
Cos’altro, la settimana che mi lascio alle spalle è stata per certi versi molto divertente, ho riprovato la sensazione quasi piacevole di dormire solo tre ore dopo che ho dato un party per pochi eletti nella mia stanza, che come sempre è terminato con una performance della sottoscritta, una di quelle che capitano solo ad agosto. Diciamo che il giorno dopo mi sono vergognata a guardare in faccia i miei ospiti per l’innumerevole quantità di sciocchezze che sono riuscita a dire in tre orette. A tratti invece molto stressante per piccole beghe lavorative che mi porteranno a indire un meeting domani creato per mettere i puntini sulle i e indirizzare i colleghi sulla giusta via.
Insomma, niente di nuovo, o almeno così sembra. Oggi solo noiosissimo lavoro d'ufficio con tanto di centinaia di fotocopie per gli esami degli alunni che sono iniziati oggi, ma spero di combinare qualcosa di buono nei prossimi giorni. Buona settimana a tutti e buone ferie!

Dreaming Marrakech

domenica 28 luglio 2013

Freedom?!

Cos’è la libertà di movimento? Non me lo sono mai domandato tanto come in queste ultime settimane. Quando sono arrivata in Ghana non sapevo nulla. Ok, paese nuovo, prima volta in Africa Occidentale, lontana da casa oltre 7.000 km e tutto ciò che ne concerne. Dopo una settimana di orientamento e accettazione ho iniziato lentamente a muovermi e a capire bene come funziona questo paese. So quello che potrebbe succedermi in ogni singolo momento, non vi faccio l’elenco per non annoiarvi troppo o spaventarvi. Ma le possibilità di incorrere in un qualsiasi pericolo sono all’ordine del giorno o del secondo. Qui come in qualsiasi altro angolo della terra. Per i primi mesi mi sono tranquillamente mossa in completa libertà. Poi sono successi un po’ di pasticci, dai quali mi tiro fuori ovviamente ma che hanno avuto ripercussioni sulla mia vita e sulla mia libertà di movimento: divieto assoluto di recarmi al chioschetto in spiaggia anche di pomeriggio e il viaggio mancato a nord in compagnia del mio amico Càssio e Christiaan. Ho cercato innanzitutto di comprendere i loro timori ma poi non ce l’ho fatta più. Dopo una settimana di riflessione ho preso la mia decisione e ho comunicato il mio malessere, non senza aver prima meditato a lungo, discusso con le persone più diverse e distanti per punti di vista e provenienza sui limiti di questa imposizione. Ogni azione comporta una ripercussione, quindi prendo atto di aver creato un po’ di scompiglio tra le parti in causa ma mi sentivo veramente in prigione o in gabbia se volete. È stato molto difficile far capire alla parte ghanese cosa significa aver la capacità di muoversi liberamente, nei modi e nelle misure che ritengo più appropriate, correndo dei rischi consapevolmente o non pensandoci e basta. Non è colpa mia se per me viaggiare è uno stile di vita e per loro un pericolo tremendo. Sono abbondantemente una persona adulta, sono abituata a viaggiare e a dover affrontare le situazioni più assurde e improvvise che ti capitano solo quando sei lontano da casa, quando non ci penseresti mai, quando stai sognando di bere il tuo caffè espresso e nell’accendere il gas vedi la morte in faccia. Oppure quando il tuo tro-tro arriva talmente vicino alla macchina, moto, bici o capra che hai di fronte e non puoi frenare. Ringrazio per questo la parte italiana che ha solo dato il la per riprendere la libertà. Adesso sembra che tutto sia possibile. Non sono ancora completamente libera, l’ufficio immigrazione non ha ancora preparato la mia estensione del visto, questo significa che devo restare in Ghana finché il passaporto non sarà pronto. Comunque è già un passo in avanti e la conclusione è che la libertà di movimento è la vita stessa e molto di più.

View from Shai Hills Reserve

mercoledì 17 luglio 2013

Intermezzo o resoconto del primo trimestre

Sono passati ormai tre mesi da quando ho lasciato casa. Questo post vuole essere un bilancio parziale di tutto quello che ho fatto, visto, vissuto sulla mia pelle, percepito o solo sognato. La mia vita procede qui abbastanza serenamente, la novità dei primi tempi si è trasformata gradualmente in routine, con una punta di inaspettate sorprese a tratti. A volte mi sembra che le giornate finiscano così in fretta che non me ne rendo nemmeno conto.
Mi sento bene, non così bene come mi sono sentita altrove, ma non posso lamentarmi. L’esperienza che sto vivendo qui è assolutamente irripetibile e talmente dinamica che spesso mi dimentico chi sono e da dove vengo e mi sento parte del mondo che vorrei, anche se non ho tutto sotto controllo come mi piacerebbe. La domanda più ricorrente è come sto, sempre la stessa domanda. Ho incontrato un sacco di persone interessanti che generano quotidianamente un forte impatto su di me, e che spero di generare in loro: dai bambini raggianti, ai ragazzi che si affacciano agli anni più belli della loro vita, agli adulti che vivono di piccole, piccolissime soddisfazioni, agli anziani che non appena ti vedono iniziano a ringraziarti per la sola presenza. A dire il vero ho anche conosciuto una persona molto intelligente e divertente come poche, l’unica che mi fa sentire quasi a casa per i suoi modi e comportamenti anche se a volte non ci capiamo bene perché la distanza culturale ci ‘limita’. Ma dedicherò a questo un post speciale.
Mi sento sempre molto fortunata e nonostante le difficoltà che incontro nel colmare le distanze geografiche, cerco di essere presente per quanto possibile. Mi ricordo delle persone che amo in ogni istante e parlo spesso di loro per ricordarmi che anche loro sono qui con me in qualche modo. Spesso chiudo gli occhi di fronte all’immensità del Golfo di Guinea e cerco di ricordarmi i vostri sorrisi e la vostra voce che spesso mi appare come un miraggio in pieno giorno. Naturalmente ho la possibilità di misurarmi ogni santo giorno con nuovi bellissimi sorrisi e condividere anche se solo per poco tempo parte della mia vita con loro.
Adesso mi rendo conto che capisco un sacco la lingua locale anche se parlo poco e questo è un mezzo fantastico per fare amicizia. Ho conosciuto anche un paio di francofoni che mi fanno sentire molto vicina a casa e pianifico sempre di andare in Togo. Ammesso che l’ufficio immigrazione mi restituisca il passaporto che giace lì da più di un mese.
Altri volontari, nel bene o nel male, incroceranno per un po’ la mia strada, così come altre persone.
L’estate è sempre qui, non è così soffocante come credevo o mi ci sono abituata, qualcuno mi fa riflettere sul mio carattere, altri mi fanno danzare, sorridere e non pensare. Altri mi chiedono cosa mi rende felice e non so più cosa rispondere. Ciononostante auguro a tutti voi di vivere un’esperienza così esaltante, contraddittoria e intensa come passare un po’ di tempo in un pezzo di Africa, per vivere la sua gente, i suoi colori e ascoltare i suoi ritmi pulsanti che non potete nemmeno vagamente immaginare, quei suoni che ti penetrano nel sangue dal primo istante e non ti lasciano più. Alla fine ho detto tutto e niente, in realtà niente, ma il titolo rimane invariato.

- kids -

giovedì 11 luglio 2013

Dal fine settimana a oggi

Il transito, ovvero il passaggio di testimone da un volontario all’altro è stato confuso e altrettanto divertente. Questa volta all’aeroporto mi sono fermata e ho aspettato il suo arrivo. Ok, è un ragazzo tranquillo, molto ironico, giovane ma non voglio sbilanciarmi troppo perché è passato troppo poco tempo. Venerdì sera, birretta in spiaggia con il neo-arrivato, Adjei, Natty e Tanin, quante risate.
Dopodiché per una serie di ragioni sentivo l’incombenza del fine settimana su di me e se da un lato avrei voluto passare un po’ di tempo con Janis, che mi aveva già detto che voleva stare a casa, dall’altro sentivo l’esigenza assoluta di allontanarmi dal piccolo villaggio per vedere gente, lasciar asciugare le lenzuola e ballare un po’.
Così sabato pomeriggio ho incontrato il mio amico Càssio al Mall e dopo aver riflettuto sul programma per il we ormai inoltrato, ci siamo diretti a Osu, dove abbiamo iniziato la nostra seratina danzante con tantissima gente e fiumi di birra.
Il piano per il giorno seguente non poteva essere che all’insegna del dolce far niente.
Destinazione: Aburi, giardini botanici.
Lì abbiamo passato una splendida giornata in compagnia di un amico belga di Càssio e di un altro ragazzo indiano che avevamo conosciuto la sera prima al Conteiner. Abbiamo passato tutta la giornata a criticare i mezzi di trasporto ghanesi, la religione, la politica, i ghanesi stessi, per poi dire: ‘Ma non li stiamo criticando troppo?’. Forse sì, perché sanno essere fantastici e divertenti come pochi ma non sono abituati a lamentarsi e soprattutto non gradiscono la cultura della lamentela.
Insomma tanto verde, piante tropicali arrangiate in stile british, qualche animaletto di ‘campagna’, un paio di ristoranti, famiglie ghanesi e libanesi attrezzate per la giornata fuori porta.
Rientro in serata, pronta per la nuova settimana che ormai è finita sognando altri viaggi, gli elefanti del Mole National Park che restano intanto un miraggio, una nuotata nell’oceano che non mi sono ancora concessa, altri incontri e altri racconti.

- Aburi Botanical Gardens, main entrance -

- butterflyyy -

lunedì 1 luglio 2013

Ritratto di un compagno di viaggio

Ro è stato il mio collega di lavoro, coinquilino, fratello minore, amico per questi primi due mesi di permanenza in Ghana. Per lui una breve esperienza di volontariato nel paese africano, che ha potuto conoscere molto bene già dall’Italia, quando a Macerata ha potuto condividere molto tempo con un gruppo di immigrati ghanesi sbarcati nel bel Paese nel 2011 dopo lo scoppio della guerra in Libia. Il primo luglio se ne ritornerà a casa con tanti bei racconti, esperienze fantastiche e irripetibili, una serie di buoni contatti che fanno sempre comodo e la voglia di continuare il percorso di studi intrapreso, a Padova.
Che dire, le partenze mettono allo stesso tempo gioia e tanta amarezza. Da un lato tanti momenti condivisi in questi due mesi di risate intense, discussioni più o meno nobili, spaghettate mozzafiato, storie di vita vera, gente in continuo movimento, conoscenze fugaci o profonde che lo accompagneranno sempre da qui in avanti.
Adesso che se ne va inizierò a dimenticarmi definitivamente l’italiano, che va un po’ a favore del mio apprendimento dell’inglese, del twi e delle altre mille lingue che provo a parlare qui ad Accra.
Questo breve post è tutto per te, per ricordarti quanto sei stato importante ed incisivo nonostante il breve periodo di permanenza, per tutto quello su cui mi ha fatto riflettere direttamente e non, per le esperienze condivise, le paranoie sulla malaria e sulla sicurezza, la pressione sul colore della pelle, i lunghi pomeriggi e serate in spiaggia che regalano sempre tanto divertimento accompagnato dall’apetesche, del quale si è procurato una piccola scorta ieri sera per alleviare il distacco.
Domani davanti a te un lungo viaggio by Egyptair che ti porterà a Roma, una buona pizza, il tuo lavoro estivo, nuovi incontri, i concerti baciati dalla luna di luglio e agosto e un graduale rientro alla normalità con tutti i pregi e difetti del caso.
Sono pessima a mantenere i contatti ma per te la certezza è che ci sentiremo e vedremo ancora,  in Venetoland e di sicuro passerò a visitare la tua bella regione al mio rientro in Italia il prossimo anno e così da poter scambiare altri racconti e darti ulteriori informazioni sul paese che ti è tanto caro. Grazie per la buona musica e le letture, la compagnia, le idee. L’importante non è la meta ma il cammino.
Bella, buon rientro bro!

Uno dei tanti pomeriggi musicali ad Aitah Beach

sabato 22 giugno 2013

Sulla mano destra..

Sono mancina, scrivo con la mano sinistra, la stessa che uso per mangiare e fare una miriade di altre cose. Dopo aver brillantemente superato il problema delle forbici alla scuola elementare, non ho più prestato attenzione alla questione finché non ho iniziato a viaggiare nei paesi arabi dove la mano destra è l’unica che conta e soprattutto quella che ognuno dovrebbe usare per mangiare.
All’epoca continuavo a giustificarmi dicendo, quando mi trovavo a mangiare in famiglia in particolare, che la mia mano forte è la sinistra, l’altra mano, quella sacra, non riuscivo ad utilizzarla. In realtà non mi sono mai sforzata perché non lo ritenevo importante, come non lo ritengo tuttora.
Appena prima di partire per il Ghana avevo letto da qualche parte e anche Khadi, una delle mie studentesse all’associazione, mi aveva detto che avrei dovuto piegarmi alla regola della mano destra per mangiare, altrimenti mi sarei sentita a disagio e lo avrei provocato anche alle persone che stavano condividendo con me il pasto.
Maggie, la mia sorellina ghanese che ha tredici anni ma agisce già come una donna matura, si occupa degli affari della casa e di vendere acqua, gelati, bibite varie dopo scuola, è mancina come me ma mangia con la destra e come lei molti altri mancini.
Allora, dopo che mi è stato detto che passare un qualsiasi oggetto ad un’altra persona con la mano impura è molto scortese, dopo aver sentito dire svariate volte “Sorry for the left” ho deciso di sforzarmi e mangiare con la mano giusta, ovviamente non se devo usare le posate perché è troppo difficile e tremo come una foglia in autunno, ma per mangiare con le mani gli squisiti piatti della cucina ghanese e ce l’ho fatta.
Ogni tanto me lo dimentico, l’istinto primordiale dice qualcos’altro, però posso dire che riesco a mangiare con la destra, la vostra mano santa e pulita, la mia mano debole o inutile. Che passo gigante in avanti. Passato questo scoglio posso fare tutto insomma e voi provate a mangiare con la vostra sinistra.

lunedì 17 giugno 2013

Una domenica "prestata" al Vuduismo

Sabato mattina sono stata di nuovo a Glefe, il villaggio accanto al mio per il lavoro sul campo con Ro e Adjei. Siamo ritornati dall’uomo accusato di stregoneria per capirci qualcosa in più, e ci ha parlato delle pratiche vudù che usava fare il padre, ci ha mostrato orgogliosamente i suoi tatuaggi e ci ha raccontato di quando faceva il pescatore al porto di Tema. Dopodiché abbiamo continuato il nostro lavoro finché poco prima di rientrare a casa sotto il sole cocente, Adjei ci porta in un posto del villaggio dove un prete feticista pratica il vuduismo. Appena entrati nel cortile di casa tutto dipinto di rosa, si palesano davanti ai miei occhi tutti gli oggetti che utilizza per i suoi riti. Ci invita a partecipare il giorno dopo al rituale alle ore 15.00. Per la fotografia, chiederà espressamente ai “ghosts”.
Poche ore prima del rito, dopo aver discusso a colazione con Ro sulla questione e sui precedenti, mi chiedo se voglio andarci veramente, dovrei razionalmente allontanarmi dall’occulto e dall’esoterismo per una lunga serie di motivi che non vi elenco, ma ci vado in ogni caso perché istintivamente non riesco a non essere incuriosita e spaventata. Voglio vedere quello che succede.
In ogni caso mi sono ritagliata la mattina per meditare un po’ e tranquillizzarmi. Pranzo domenicale con spaghetti aglio, olio e peperoncino. Per esorcizzare.
Adjei ci riaccompagna lì, ma dice che non assisterà al rito. Ci indica il cammino e poi se ne va.
Ovviamente ci invitano a toglierci la maglia e le scarpe prima di entrare. La musica è talmente assordante e coinvolgente che non si riesce nemmeno a fare una parola, all’ingresso un pollo sgozzato che pende dall’alto, un povero gattino mezzo morente, vari talismani, amuleti, fiumi di apetesche (il liquore locale), gente che balla, che perde i sensi, che chiede qualcosa di incomprensibile al prete, parlano in Ewe.
I fantasmi non ci hanno dato la possibilità di fotografare, quelli in questione avevano una voce simile a quella di un tacchino che stramazza. Osserviamo la cerimonia per un po’ di tempo. Non succede nulla di assolutamente trascendentale. Sembrava una celebrazione che sfiora il paganesimo e la realtà metropolitana allo stesso tempo.
Dopo un paio di ore ce ne andiamo, in fondo è domenica e vogliamo approfittare della spiaggia e del chioschetto, dell’aria dell’Oceano bollente che soffia incessantemente, aperitivo e come sempre solidi o fuggenti incontri all’orizzonte.

mercoledì 12 giugno 2013

Rastaman Vibration

Ho passato una notte e un giorno a Kokrobite. Una tranquilla cittadina poco distante da Accra, sul mare, a una trentina di chilometri dalla capitale. Sono arrivata lì verso le 21.00 con il mio compagno di viaggio che purtroppo tra tre settimane se ne torna in Italia e mi lascia sola al mio destino, lettone permettendo.
Dopo aver preso tre tro-tro per arrivarci, incontriamo un ragazzo che lavora all’Art Centre di Accra, si chiama Ruben o Coby. È un rasta vero, in tutto quello che dice e in tutto quello che fa, esiste una sola cultura, una sola filosofia di vita, una sola musica, un solo credo, una sola grande comunità. Ci recupera al capolinea e ci accompagna al resort sul mare che organizzava una serata reggae.
Prima di tutto ci siamo assicurati il posto a dormire all’interno di una capanna-loft semi-aperta con 12 letti in fila e zanzariere, il tutto a 12 cedi. Una sciocchezza. Ruben ci ha presentato qualche suo amico e abbiamo passato un po’ di tempo prima dell’evento chiacchierando del più e del meno e chiedendo svariate info sul villaggio.
Kokrobite è il nome di una donna, che ha vissuto in un epoca non ben precisata, presumibilmente intorno al XVI secolo, nel villaggio. Una donna talmente forte che, un po’ grazie al suo mestiere, hanno iniziato a riconoscere come divinità. Qui la comunità Rasta è molto presente, per fortuna, così ho parlato per un po’ dei temi più disparati ma ho capito quanto loro siano emarginati solo perché fumano l’erba. Allora, la libertà è tutto, è la vita stessa e ognuno ha il diritto di fare della sua vita ciò che meglio crede, in fondo non stanno ammazzando nessuno. Un’altra chiesa che convive con le altre quindicimila presenti qui, che però mi è sembrata di più larghe vedute, molto attenta all’educazione e alla formazione, genialmente più ricchi di spirito, poi del Rastafarianesimo c’è un punto in particolare che non condivido, però non possono essere tutti perfetti.
Seratina piacevole poi abbiamo ballato in mezzo a una folla mista di obruni, rastaman, ghanesi e non. Io ho finito la serata in compagnia di un musicista di balafon, uno xilofono di legno, del Burkina Faso che vive ad Accra parlando in francese del più e del meno, per poi collassare nel letto alle cinque di mattino, orario oramai alquanto strano ma che meno di due mesi fa era la regola.
Un weekend brevissimo ma azzeccato, colazione con liquore locale e il riso e pollo fritto di strada più buono mai mangiato fino ad ora, cucinato sul momento da un certo Jo, che dice di essere fidanzato con una certa Elisabetta di Bologna e sogna di fare affari nel bel Paese.
Al mio rientro ho riflettuto su questa comunità, ma molto popolosa e proprio poche ore fa passeggiando in spiaggia ho incontrato un altro rastaman, Natty, che sta buttando su un chioschetto in spiaggia, su due livelli, proprio dietro a casa mia.
Le zanzare mi stanno decisamente tormentando adesso, tra l’alluce e il ginocchio ho tante punture quante le mie treccine che son più di un centinaio e spesso, anche la zanzariera che mi dà un po’ di senso di claustrofobia non conta più. Passata la stagione delle piogge diventerà il mio punto di riferimento per le serate estive con i volontari che verranno.
Poi il 10 giugno è una data da ricordare, per il compleanno della mia sorellina marocchina che ormai è più italiana di me, Treviso che cambia finalmente rotta dopo 19 anni di regno leghista, il lavoro sul campo con Adjei e Mr John Donkor che mi ha portato ad incontrare persone che vivono a Glefe, il quartiere qui vicino a Wiaboman, persone che raggiungiamo per ‘consulenza’ medica o psicologica perché disabili, anziani, stregoni o solo più sfortunati.
Ah, la mia nuova pettinatura riscuote molto successo tra i locals, il computer è tornato in vita e l’ho riordinato un po’, insieme alla camera e alla mia vita che adesso sembra avere senso. Jah!

mercoledì 29 maggio 2013

Appunti di un weekend fuoriporta

Sabato scorso si celebrava l'African Day. Qui quando le festività cadono durante il weekend il lunedì è automaticamente un festivo. Che fortuna. Weekend lungo organizzato. 
Sono stata con Ro e Cássio a Cape Coast, prima capitale della Costa d'Oro britannica, adesso una tranquilla cittadina che vive di pesca, commercio e turismo, passata per sempre alla storia per essere stata uno dei punti di partenza della tratta transatlantica di schiavi perpetuata dagli europei almeno fino al 1807 con il beneplacito del regno Ashanti. 
Siamo partiti con l'idea di allontanarci per qualche giorno dalla quotidianità, rilassarci sotto una palma e divertirci un po'. Abbiamo passato due notti al Baobab, una guesthouse molto contenuta ed economica con un ottimo ristorante vegetariano annesso, un piccolo negozio e personale molto simpatico. Ci siamo concessi la visita al castello con ingresso a quasi 10 euro e altrettanto supplemento per la fotografia che abbiamo deciso di non pagare. Seratina all'insegna della musica highlife dal vivo, reggae e dj-set azonto. Abbiamo ballato tantissimo in una stazione di servizio Goil trasformata in locale a cielo aperto davanti agli occhi della popolazione locale molto divertita con cui abbiamo condiviso qualche ora. La serata è finita con un'ultima bottiglia d'acqua, dopo aver esagerato un po' con la birra in un locale sulla spiaggia frequentato soprattutto da occidentali, qualche rastaman simpatico e con un sound commerciale che mi ha subito ricordato le serate infrasettimanali dell'Enfant Prodige, che non pensavo ma ogni tanto mancano. 
Il giorno seguente abbiamo provato a rilassarci sotto la palma tanto sognata, con vista sui ragazzini che giocano a calcio, onde oceaniche, tre bambini che si divertono con serpente e qualche maialino a pascolo, ma siamo stati colti in contropiede da un acquazzone tropicale che è continuato fino a tardi e ci ha impedito di fare granché. 
Lunedì mattina abbiamo lasciato il Baobab in direzione Elmina, città di fondazione portoghese con nome spiccatamente arabo, per visitare un altro importante castello, mangiare un buonissimo piatto a base di yam, salsa palava e un pesciolino squisito e fare rientro in bus ad Accra - Wiaboman completamente cotta prima che fosse troppo tardi. 
Unica nota dolente, martedì al mio rientro in ufficio ho realizzato che il pc aveva un problemino. Semplicemente lo schermo non si illumina, quindi me lo riparano domani inchallah. Per non pensarci troppo ho passato il pomeriggio al Makola Market a comprare le stoffe coloratissime, passamaneria e fili vari per cucire le borse che produciamo, più una stoffa bellissima ocra e marrone per farmi un vestito su misura. Cena con pesce gatto ucciso al momento e di provenienza non definita.
Al prossimo racconto e pregate per l'integrità del mio adorato portatile. Uff.

Mixed Vegetables Groundnuts Soup with brown rice balls

Tropical rain in Cape Coast

Cape Coast, Palm trees without sun

Elmina, Saint George Castle

Elmina, Door of No Return

Elimina, Fishing Harbour

mercoledì 22 maggio 2013

Vita in pillole

Eccomi. Siamo a metà settimana, la stagione delle piogge è alle porte. O almeno così dicono, perché il caldo a volte si rende insopportabile e se non c'è la corrente elettrica è ancora peggio visto che non puoi nemmeno attaccare la ventola. Alle 18 è già buio quindi, quando il sole ti abbandona, anche la batteria del tuo stupido iPhone non ti consente più di utilizzare la torcia, si passa ai rimedi di una volta. Una cena preparata e consumata a lume di candela. Insomma altri lontanissi tempi. Poi alla mattina leggi nell'espressione del volto dei bambini la gioia immensa solo per il fatto di esser lì. Beh è veramente una sensazione indescrivibile, ve lo dico già, quando tornerò tra un anno vi dirò: "Non potete capire", eccome se ve lo dirò, ed è così. Non riesco a spiegare quanto è bello vedere la felicità e la ricchezza d'animo degli altri, sentirli dire è meglio dare che ricevere, vedere i loro occhi sbalorditi quando gli dico che non prego prima di addormentarmi ma che al massimo leggo un libro qualsiasi. Al pomeriggio ho passato un paio d'ore imbottigliata nel traffico di Accra per andare a consegnare un application form in un palazzo spaziale vicino al Teatro Nazionale e mi sono vista dal pick-up le attività più disparate e interessanti, dalla vendita di frutta e verdura al barbiere di strada, dai vestiti usati accatastati sulle teste delle donne, che hanno un portamento talmente elegante da fare invidia a una qualsiasi modella delle sfilate parigine.