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martedì 30 aprile 2013

Impacchettando..

Ho sempre pensato che l’operazione valigia (o meglio valigie) sarebbe stata un’impresa impossibile. Un’operazione che ti mette molta ansia, che crea attacchi di panico improvvisi e non prevedibili. Invece no. Questa volta è stato un gioco da ragazzi. Negli ultimi giorni avevo scritto una bella lista per non mancare niente, poi senza consultarla ho iniziato a raggruppare tutto in modo assolutamente casuale e privo di senso e non so come, ogni cosa si è incastrata alla perfezione. Certo che non è andato subito tutto liscio ma la variabile peso, dimensione, volume è contemplata. Vivrò un’estate lunga un anno. Mi mancheranno la coperta di lana di mia nonna, la sciarpa che mi ha regalato la mia migliore amica una volta a Natale, la borsa dell’acqua calda. No, forse no. Avrò solo nostalgia di quello che rappresentano.
Alla fine ho buttato dentro senza pensarci. Esiste solo un buon equipaggiamento. Il mio è composto da piccoli oggetti che mi sono guadagnata in questi giorni o in una vita intera. Beni materiali e immateriali che si intrecciano. Ecco, non potevo dimenticare una foto o una cartolina speciale, il ricordo di una persona mascherato da una canzone, i regali dell’ultimo momento e il mio libro preferito (quello che da sabato sera è tornato a dimorare sul mio comodino e che non abbandonerò più).
Poi le cose indispensabili le ho messe e anche qualche inutilità per compensare. Le mie valigie sono finite e pronte per accompagnarmi in questa avventura a tempo determinato. Chissà come torneranno dopo 365 giorni di cammino, o se torneranno. Intanto auguro loro un buon viaggio, uno altrettanto buono anche a me e a tutti coloro che partono e arrivano, a chi vive nell’immobilità e a chi si sente ovunque e da nessuna parte, a quelli che ci sono sempre e a quelli che anche quando non ci sono, sono vicini più che mai, in modi diversi.



mercoledì 24 aprile 2013

La connessione di tutte le cose (o vaneggi pre-partenza)

Arriva un giorno come tanti, uno qualsiasi. Accanto a me le solite voci, i sorrisi e i volti di sempre. Da una parte le vecchie e le nuove costanti della mia vita e dall’altra il cambiamento. Pensieri infiniti scorrono velocemente nella mia mente, fin dal mattino, forse già nel sogno o nel dormiveglia, sentimenti contrastanti si alternano inesorabilmente.
Fisicamente sono ancora a casa, alla mia partenza mancano solo sette giorni pieni. Pieni di saluti affettuosi, di momenti irripetibili che si creano ad-hoc per un’occasione come questa, di ansie non leggibili, di tranquillità apparente e di paura folle. 
Ho cercato di impegnarmi fino all’ultimo secondo per non sentire il distacco, ma con la mente e con lo spirito non sono più qui. Sono già ad Accra. E mi immagino il clima favorevole che andrò incontrando (anche se al mio arrivo ci sarà la stagione delle piogge), i trenta gradi, il rumore dell’oceano e del traffico cittadino, il suono distintivo dell’inglese africano e le lingue locali, i profumi e i volti, i bambini, il lavoro e tutto quanto di positivo si possa ricavare da quest’esperienza.
Sto partendo per una lunga serie di motivi, alcuni tra i più banali, altri tra i più profondi e radicati, anche se troppo noiosi per essere spiegati. Ma soprattutto perché adesso è il momento giusto. Almeno cerco di convincermene. Il quadro astrale è perfetto. Il mondo mi assiste. È tutto pronto.
Il mio passaporto è tornato da Roma con un visto rilasciato dall’ambasciata ghanese, i vaccini del caso sono stati fatti, ho un bel biglietto aereo con due bagagli da 23 kg dove dovrò far incastrare un anno della mia vita. Per prendermi sempre all’ultimo momento sono anche in anticipo. L’entusiasmo e l’energia sono dentro di me. Vado incontro a questa avventura con un sorriso, con la curiosità di sempre, la voglia di scoprire, fotografare, sognare ad occhi aperti, conoscere persone fantastiche e trovarmi dall’altra parte. 

Paese che vai, visto che trovi..

I got my VISA! Yeap!