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domenica 28 luglio 2013

Freedom?!

Cos’è la libertà di movimento? Non me lo sono mai domandato tanto come in queste ultime settimane. Quando sono arrivata in Ghana non sapevo nulla. Ok, paese nuovo, prima volta in Africa Occidentale, lontana da casa oltre 7.000 km e tutto ciò che ne concerne. Dopo una settimana di orientamento e accettazione ho iniziato lentamente a muovermi e a capire bene come funziona questo paese. So quello che potrebbe succedermi in ogni singolo momento, non vi faccio l’elenco per non annoiarvi troppo o spaventarvi. Ma le possibilità di incorrere in un qualsiasi pericolo sono all’ordine del giorno o del secondo. Qui come in qualsiasi altro angolo della terra. Per i primi mesi mi sono tranquillamente mossa in completa libertà. Poi sono successi un po’ di pasticci, dai quali mi tiro fuori ovviamente ma che hanno avuto ripercussioni sulla mia vita e sulla mia libertà di movimento: divieto assoluto di recarmi al chioschetto in spiaggia anche di pomeriggio e il viaggio mancato a nord in compagnia del mio amico Càssio e Christiaan. Ho cercato innanzitutto di comprendere i loro timori ma poi non ce l’ho fatta più. Dopo una settimana di riflessione ho preso la mia decisione e ho comunicato il mio malessere, non senza aver prima meditato a lungo, discusso con le persone più diverse e distanti per punti di vista e provenienza sui limiti di questa imposizione. Ogni azione comporta una ripercussione, quindi prendo atto di aver creato un po’ di scompiglio tra le parti in causa ma mi sentivo veramente in prigione o in gabbia se volete. È stato molto difficile far capire alla parte ghanese cosa significa aver la capacità di muoversi liberamente, nei modi e nelle misure che ritengo più appropriate, correndo dei rischi consapevolmente o non pensandoci e basta. Non è colpa mia se per me viaggiare è uno stile di vita e per loro un pericolo tremendo. Sono abbondantemente una persona adulta, sono abituata a viaggiare e a dover affrontare le situazioni più assurde e improvvise che ti capitano solo quando sei lontano da casa, quando non ci penseresti mai, quando stai sognando di bere il tuo caffè espresso e nell’accendere il gas vedi la morte in faccia. Oppure quando il tuo tro-tro arriva talmente vicino alla macchina, moto, bici o capra che hai di fronte e non puoi frenare. Ringrazio per questo la parte italiana che ha solo dato il la per riprendere la libertà. Adesso sembra che tutto sia possibile. Non sono ancora completamente libera, l’ufficio immigrazione non ha ancora preparato la mia estensione del visto, questo significa che devo restare in Ghana finché il passaporto non sarà pronto. Comunque è già un passo in avanti e la conclusione è che la libertà di movimento è la vita stessa e molto di più.

View from Shai Hills Reserve

mercoledì 17 luglio 2013

Intermezzo o resoconto del primo trimestre

Sono passati ormai tre mesi da quando ho lasciato casa. Questo post vuole essere un bilancio parziale di tutto quello che ho fatto, visto, vissuto sulla mia pelle, percepito o solo sognato. La mia vita procede qui abbastanza serenamente, la novità dei primi tempi si è trasformata gradualmente in routine, con una punta di inaspettate sorprese a tratti. A volte mi sembra che le giornate finiscano così in fretta che non me ne rendo nemmeno conto.
Mi sento bene, non così bene come mi sono sentita altrove, ma non posso lamentarmi. L’esperienza che sto vivendo qui è assolutamente irripetibile e talmente dinamica che spesso mi dimentico chi sono e da dove vengo e mi sento parte del mondo che vorrei, anche se non ho tutto sotto controllo come mi piacerebbe. La domanda più ricorrente è come sto, sempre la stessa domanda. Ho incontrato un sacco di persone interessanti che generano quotidianamente un forte impatto su di me, e che spero di generare in loro: dai bambini raggianti, ai ragazzi che si affacciano agli anni più belli della loro vita, agli adulti che vivono di piccole, piccolissime soddisfazioni, agli anziani che non appena ti vedono iniziano a ringraziarti per la sola presenza. A dire il vero ho anche conosciuto una persona molto intelligente e divertente come poche, l’unica che mi fa sentire quasi a casa per i suoi modi e comportamenti anche se a volte non ci capiamo bene perché la distanza culturale ci ‘limita’. Ma dedicherò a questo un post speciale.
Mi sento sempre molto fortunata e nonostante le difficoltà che incontro nel colmare le distanze geografiche, cerco di essere presente per quanto possibile. Mi ricordo delle persone che amo in ogni istante e parlo spesso di loro per ricordarmi che anche loro sono qui con me in qualche modo. Spesso chiudo gli occhi di fronte all’immensità del Golfo di Guinea e cerco di ricordarmi i vostri sorrisi e la vostra voce che spesso mi appare come un miraggio in pieno giorno. Naturalmente ho la possibilità di misurarmi ogni santo giorno con nuovi bellissimi sorrisi e condividere anche se solo per poco tempo parte della mia vita con loro.
Adesso mi rendo conto che capisco un sacco la lingua locale anche se parlo poco e questo è un mezzo fantastico per fare amicizia. Ho conosciuto anche un paio di francofoni che mi fanno sentire molto vicina a casa e pianifico sempre di andare in Togo. Ammesso che l’ufficio immigrazione mi restituisca il passaporto che giace lì da più di un mese.
Altri volontari, nel bene o nel male, incroceranno per un po’ la mia strada, così come altre persone.
L’estate è sempre qui, non è così soffocante come credevo o mi ci sono abituata, qualcuno mi fa riflettere sul mio carattere, altri mi fanno danzare, sorridere e non pensare. Altri mi chiedono cosa mi rende felice e non so più cosa rispondere. Ciononostante auguro a tutti voi di vivere un’esperienza così esaltante, contraddittoria e intensa come passare un po’ di tempo in un pezzo di Africa, per vivere la sua gente, i suoi colori e ascoltare i suoi ritmi pulsanti che non potete nemmeno vagamente immaginare, quei suoni che ti penetrano nel sangue dal primo istante e non ti lasciano più. Alla fine ho detto tutto e niente, in realtà niente, ma il titolo rimane invariato.

- kids -

giovedì 11 luglio 2013

Dal fine settimana a oggi

Il transito, ovvero il passaggio di testimone da un volontario all’altro è stato confuso e altrettanto divertente. Questa volta all’aeroporto mi sono fermata e ho aspettato il suo arrivo. Ok, è un ragazzo tranquillo, molto ironico, giovane ma non voglio sbilanciarmi troppo perché è passato troppo poco tempo. Venerdì sera, birretta in spiaggia con il neo-arrivato, Adjei, Natty e Tanin, quante risate.
Dopodiché per una serie di ragioni sentivo l’incombenza del fine settimana su di me e se da un lato avrei voluto passare un po’ di tempo con Janis, che mi aveva già detto che voleva stare a casa, dall’altro sentivo l’esigenza assoluta di allontanarmi dal piccolo villaggio per vedere gente, lasciar asciugare le lenzuola e ballare un po’.
Così sabato pomeriggio ho incontrato il mio amico Càssio al Mall e dopo aver riflettuto sul programma per il we ormai inoltrato, ci siamo diretti a Osu, dove abbiamo iniziato la nostra seratina danzante con tantissima gente e fiumi di birra.
Il piano per il giorno seguente non poteva essere che all’insegna del dolce far niente.
Destinazione: Aburi, giardini botanici.
Lì abbiamo passato una splendida giornata in compagnia di un amico belga di Càssio e di un altro ragazzo indiano che avevamo conosciuto la sera prima al Conteiner. Abbiamo passato tutta la giornata a criticare i mezzi di trasporto ghanesi, la religione, la politica, i ghanesi stessi, per poi dire: ‘Ma non li stiamo criticando troppo?’. Forse sì, perché sanno essere fantastici e divertenti come pochi ma non sono abituati a lamentarsi e soprattutto non gradiscono la cultura della lamentela.
Insomma tanto verde, piante tropicali arrangiate in stile british, qualche animaletto di ‘campagna’, un paio di ristoranti, famiglie ghanesi e libanesi attrezzate per la giornata fuori porta.
Rientro in serata, pronta per la nuova settimana che ormai è finita sognando altri viaggi, gli elefanti del Mole National Park che restano intanto un miraggio, una nuotata nell’oceano che non mi sono ancora concessa, altri incontri e altri racconti.

- Aburi Botanical Gardens, main entrance -

- butterflyyy -

lunedì 1 luglio 2013

Ritratto di un compagno di viaggio

Ro è stato il mio collega di lavoro, coinquilino, fratello minore, amico per questi primi due mesi di permanenza in Ghana. Per lui una breve esperienza di volontariato nel paese africano, che ha potuto conoscere molto bene già dall’Italia, quando a Macerata ha potuto condividere molto tempo con un gruppo di immigrati ghanesi sbarcati nel bel Paese nel 2011 dopo lo scoppio della guerra in Libia. Il primo luglio se ne ritornerà a casa con tanti bei racconti, esperienze fantastiche e irripetibili, una serie di buoni contatti che fanno sempre comodo e la voglia di continuare il percorso di studi intrapreso, a Padova.
Che dire, le partenze mettono allo stesso tempo gioia e tanta amarezza. Da un lato tanti momenti condivisi in questi due mesi di risate intense, discussioni più o meno nobili, spaghettate mozzafiato, storie di vita vera, gente in continuo movimento, conoscenze fugaci o profonde che lo accompagneranno sempre da qui in avanti.
Adesso che se ne va inizierò a dimenticarmi definitivamente l’italiano, che va un po’ a favore del mio apprendimento dell’inglese, del twi e delle altre mille lingue che provo a parlare qui ad Accra.
Questo breve post è tutto per te, per ricordarti quanto sei stato importante ed incisivo nonostante il breve periodo di permanenza, per tutto quello su cui mi ha fatto riflettere direttamente e non, per le esperienze condivise, le paranoie sulla malaria e sulla sicurezza, la pressione sul colore della pelle, i lunghi pomeriggi e serate in spiaggia che regalano sempre tanto divertimento accompagnato dall’apetesche, del quale si è procurato una piccola scorta ieri sera per alleviare il distacco.
Domani davanti a te un lungo viaggio by Egyptair che ti porterà a Roma, una buona pizza, il tuo lavoro estivo, nuovi incontri, i concerti baciati dalla luna di luglio e agosto e un graduale rientro alla normalità con tutti i pregi e difetti del caso.
Sono pessima a mantenere i contatti ma per te la certezza è che ci sentiremo e vedremo ancora,  in Venetoland e di sicuro passerò a visitare la tua bella regione al mio rientro in Italia il prossimo anno e così da poter scambiare altri racconti e darti ulteriori informazioni sul paese che ti è tanto caro. Grazie per la buona musica e le letture, la compagnia, le idee. L’importante non è la meta ma il cammino.
Bella, buon rientro bro!

Uno dei tanti pomeriggi musicali ad Aitah Beach