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mercoledì 26 febbraio 2014

Il sabato del villaggio..

Qualche settimana fa ho avuto l’occasione di trascorrere un fine settimana (lungo) in un piccolo paese, che qui chiamano villaggio, nella Regione Orientale a circa un paio di ore da Accra, condizioni della strada, traffico e guasti al motore permettendo. Nonostante le variabili, il viaggio in bus è andato molto bene e i paesaggi e i piccoli villaggi attraversati sono decisamente scenari mozziafiato per gli occhi, da National Geographic o documentari di Licia.
Evito di raccontarvi tutto il weekend, vi narrerò solo il mio sabato.
Di mattina presto dopo aver fatto colazione con l’ormai costante yam bollita (il tubero locale che dovrebbe chiamarsi igname in italiano o manioca) e qualche salsetta piccante mi incammino verso il villaggio vero. Un insieme di case di fango abitate da una ventina di persone in tutto, costruite alla fine di un sentiero che giunge dove si situano ettari infiniti di piantagioni di cacao e banani. Beh che dire, dopo due ore abbondanti di camminata mi sono sentita quasi sollevata a dover passare il resto della mia giornata all’ombra di non so quale pianta tropicale e osservare l’avvicendarsi dei lavori quotidiani, dall’essicazione dei semi di cacao, all’andirivieni dei bambini e ragazzi che vanno alla pompa più vicina (almeno un’ora e mezza di camminata verso la strada principale) a raccogliere l’acqua, ai metodi di cottura ancestrali che si leggono solo sui libri. È stata un’esperienza toccante e meditativa, ho addiritura pensato di fermarmi una notte ma l’idea di dormire sotto le stelle cullata solo dai rumori della natura, senza elettricità, il pensiero del wc con acqua corrente dell’albergo in cui pernottavo mi hanno fatto capire che sarebbe stato meglio rientrare prima del tramonto.
Un sabato alternativo che non dimenticherò facilmente, un balzo indietro nella storia e una natura rigogliosa, distante anni luce dal cemento strangolato dal sole di Accra, un clima mite e piacevole.
Vi lascio le foto della ‘casa’, la varietà di flora e fauna e un ragazzino sulla strada di scuola (pronto a cambiarsi le scarpe non appena giunto in ‘città’).
Abitazione tipica

Cocoa fruits


Plantain, Platano


Butterfly 1


Butterfly 2


Kojo sulla strada di scuola

sabato 1 febbraio 2014

Il nuovo anno..


Ho transcurato un po' il blog. Gennaio è giunto alla fine ed io non ho nemmeno percepito il cambio di guardia per questo duemilaquattordici. Perché? Non saprei, forse perché ho festeggiato in modo diverso dal solito, senza i soliti dubbi o certezze su dove passare il 31, festeggiamenti sobri, birre, fuochi d'artificio e un altro giro di boa, un nuovo anno. Mi piacciono gli anni dispari però quelli pari sono sempre i più fortunati, quelli che rimangono incastrati nella ragnatela dei ricordi in modo indelebile. Allora speriamo che quest'anno sia fruttuoso come tutti gli altri, è un anno pieno di aspettative e di incertezze, di sorrisi, di incontri e di emozioni forti, per me e per tutti. Ogni mattina penso a quello che verrà e in che modo, che sarà solo perché sarò io a volerlo, perché un po' il 2013 che mi sono lasciata alle spalle mi ha cambiato, nel bene e nel male. Tra qualche mese tornerò in Italia con un bagaglio diverso, vuoto di vestiti e ricco di esperienze fantastiche e irripetibili che non avrei mai incontrato se non avessi deciso, l'anno scorso più o meno a quest'ora, di passare questo pezzo della mia vita in Ghana. 
Beh, sono effettivamente un po' in ritardo ma dalle sponde del Golfo di Guinea, a 7.000 km dal posto che ho considerato per molto tempo casa, buon 2014!