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domenica 12 maggio 2013

- Com'eravamo -

 السلام كلام المسافر في نفسه
للمسافر في الجهة الثانية...

السلام حمام غريبين يقتسمان الهديل
الأخير، على حافة الهاوية


محمود درويش، حالة الحصار

Scusate l’inciso. Questa era la frase che avevo scelto come incipit per la mia tesi di laurea specialistica discussa il lontano 15 marzo 2010. Una frase che non posso tradurre ma è sostanzialmente un invito alla pace, in qualsiasi forma vogliate intenderla. Oggi, mentre ero seduta per terra nella mia stanza di Wiaboman e mi stavo rilassando dopo aver pranzato con un mango buonissimo, stavo cercando di vedere la fine del film “Il grande Lebowski” senza riuscirci.
La connessione è debolissima ma per qualche minuto sono riuscita a chattare con Maher, il mio “ex” siriano, nessuna notizia buona dalla Siria. Un giorno raccoglierò in un libro i miei racconti siriani, ma per il momento mi accontento di condividere qualche riga.
Ricordo i tempi della mia vita a Damasco con estrema gioia. Ero giovanissima e vivevo con molta spensieratezza le mie estati lì, con l’unico obiettivo di migliorare le conoscenze che ci infondevano alla Ca’ Foscari e vedere il mondo. E tutti gli aspiranti arabisti ritenevano che la Siria fosse uno dei paesi più stabili e vivibili del Medio Oriente. Alla fine sono passati solo sei anni dalla mia ultima estate. Storicamente è un periodo brevissimo ma niente è più come prima. La Siria, che nel mio immaginario comprende una serie di persone che ho conosciuto lì, di persone con cui ho condiviso il viaggio, quelli con i quali ho passato solo un pomeriggio in un caffé oppure quelli con cui ho fatto l’alba sui tetti di Damasco, è sempre lì. Anche quando non ne parlo. Adesso un popolo al massacro, ma nella mia mente e nel mio cuore nessuno potrà cancellare quei momenti indelebili che mi avrebbero portato ad essere quella che sono. All’epoca ero così forte e sicura di me. Ma quelle certezze sono svanite con il tempo, nonostante tutto.
In questa domenica tra le tante, la festa della mamma in realtà, il mio pensiero va a tutte quelle vite spezzate inutilmente, a tutti quelli che non possono più dire “auguri mamma” per colpa dell’esercito di stato e dei ribelli, agli amici siriani che sopravvivono e sperano di lasciare il paese, a una qualsiasi divinità celeste affinché possa far cessare subito l’odio che dimora nel cuore degli uomini.

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