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mercoledì 24 aprile 2013

La connessione di tutte le cose (o vaneggi pre-partenza)

Arriva un giorno come tanti, uno qualsiasi. Accanto a me le solite voci, i sorrisi e i volti di sempre. Da una parte le vecchie e le nuove costanti della mia vita e dall’altra il cambiamento. Pensieri infiniti scorrono velocemente nella mia mente, fin dal mattino, forse già nel sogno o nel dormiveglia, sentimenti contrastanti si alternano inesorabilmente.
Fisicamente sono ancora a casa, alla mia partenza mancano solo sette giorni pieni. Pieni di saluti affettuosi, di momenti irripetibili che si creano ad-hoc per un’occasione come questa, di ansie non leggibili, di tranquillità apparente e di paura folle. 
Ho cercato di impegnarmi fino all’ultimo secondo per non sentire il distacco, ma con la mente e con lo spirito non sono più qui. Sono già ad Accra. E mi immagino il clima favorevole che andrò incontrando (anche se al mio arrivo ci sarà la stagione delle piogge), i trenta gradi, il rumore dell’oceano e del traffico cittadino, il suono distintivo dell’inglese africano e le lingue locali, i profumi e i volti, i bambini, il lavoro e tutto quanto di positivo si possa ricavare da quest’esperienza.
Sto partendo per una lunga serie di motivi, alcuni tra i più banali, altri tra i più profondi e radicati, anche se troppo noiosi per essere spiegati. Ma soprattutto perché adesso è il momento giusto. Almeno cerco di convincermene. Il quadro astrale è perfetto. Il mondo mi assiste. È tutto pronto.
Il mio passaporto è tornato da Roma con un visto rilasciato dall’ambasciata ghanese, i vaccini del caso sono stati fatti, ho un bel biglietto aereo con due bagagli da 23 kg dove dovrò far incastrare un anno della mia vita. Per prendermi sempre all’ultimo momento sono anche in anticipo. L’entusiasmo e l’energia sono dentro di me. Vado incontro a questa avventura con un sorriso, con la curiosità di sempre, la voglia di scoprire, fotografare, sognare ad occhi aperti, conoscere persone fantastiche e trovarmi dall’altra parte. 

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