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mercoledì 17 luglio 2013

Intermezzo o resoconto del primo trimestre

Sono passati ormai tre mesi da quando ho lasciato casa. Questo post vuole essere un bilancio parziale di tutto quello che ho fatto, visto, vissuto sulla mia pelle, percepito o solo sognato. La mia vita procede qui abbastanza serenamente, la novità dei primi tempi si è trasformata gradualmente in routine, con una punta di inaspettate sorprese a tratti. A volte mi sembra che le giornate finiscano così in fretta che non me ne rendo nemmeno conto.
Mi sento bene, non così bene come mi sono sentita altrove, ma non posso lamentarmi. L’esperienza che sto vivendo qui è assolutamente irripetibile e talmente dinamica che spesso mi dimentico chi sono e da dove vengo e mi sento parte del mondo che vorrei, anche se non ho tutto sotto controllo come mi piacerebbe. La domanda più ricorrente è come sto, sempre la stessa domanda. Ho incontrato un sacco di persone interessanti che generano quotidianamente un forte impatto su di me, e che spero di generare in loro: dai bambini raggianti, ai ragazzi che si affacciano agli anni più belli della loro vita, agli adulti che vivono di piccole, piccolissime soddisfazioni, agli anziani che non appena ti vedono iniziano a ringraziarti per la sola presenza. A dire il vero ho anche conosciuto una persona molto intelligente e divertente come poche, l’unica che mi fa sentire quasi a casa per i suoi modi e comportamenti anche se a volte non ci capiamo bene perché la distanza culturale ci ‘limita’. Ma dedicherò a questo un post speciale.
Mi sento sempre molto fortunata e nonostante le difficoltà che incontro nel colmare le distanze geografiche, cerco di essere presente per quanto possibile. Mi ricordo delle persone che amo in ogni istante e parlo spesso di loro per ricordarmi che anche loro sono qui con me in qualche modo. Spesso chiudo gli occhi di fronte all’immensità del Golfo di Guinea e cerco di ricordarmi i vostri sorrisi e la vostra voce che spesso mi appare come un miraggio in pieno giorno. Naturalmente ho la possibilità di misurarmi ogni santo giorno con nuovi bellissimi sorrisi e condividere anche se solo per poco tempo parte della mia vita con loro.
Adesso mi rendo conto che capisco un sacco la lingua locale anche se parlo poco e questo è un mezzo fantastico per fare amicizia. Ho conosciuto anche un paio di francofoni che mi fanno sentire molto vicina a casa e pianifico sempre di andare in Togo. Ammesso che l’ufficio immigrazione mi restituisca il passaporto che giace lì da più di un mese.
Altri volontari, nel bene o nel male, incroceranno per un po’ la mia strada, così come altre persone.
L’estate è sempre qui, non è così soffocante come credevo o mi ci sono abituata, qualcuno mi fa riflettere sul mio carattere, altri mi fanno danzare, sorridere e non pensare. Altri mi chiedono cosa mi rende felice e non so più cosa rispondere. Ciononostante auguro a tutti voi di vivere un’esperienza così esaltante, contraddittoria e intensa come passare un po’ di tempo in un pezzo di Africa, per vivere la sua gente, i suoi colori e ascoltare i suoi ritmi pulsanti che non potete nemmeno vagamente immaginare, quei suoni che ti penetrano nel sangue dal primo istante e non ti lasciano più. Alla fine ho detto tutto e niente, in realtà niente, ma il titolo rimane invariato.

- kids -

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