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giovedì 17 aprile 2014

Welcome to Hell

Agbogbloshie, 40.000 abitanti provenienti dalle zone rurali di tutto il paese e da stati limitrofi. Il quartiere ospita le contraddizioni più o meno comuni di questo pezzo d’Africa. Una linea ferroviaria che conduce chissà dove, il più grande mercato alimentare di Accra, il fiume Densu che lo attraversa tutto carico di rifiuti insieme alla più grande discarica di e-waste di tutto il West Africa, forse del mondo.
Sodoma e Gomorra è il nome con cui è conosciuta questa comunità slum accorpata nella capitale, un posto dove la microcriminalità dilagante si mescola con la vita dura delle baraccopoli, un inferno sulla terra, da un lato il vivace mercato alimentare cittadino dall’altro il sito di stoccaggio e ‘riciclaggio’ sporco di rifiuti elettronici. Le famiglie che vivono qui, si districano come possono tra le vicessitudini quotidiane, i ragazzini, la cui speranza di vita non raggiunge i trent’anni estraggono le parte metalliche di computer, televisori, frigorigeri, piccoli oggetti di uso domestico come ferri da stiro o ventilatori per guadagnare uno o due dollari al giorno, per poi bruciare tutto il resto ricoprendo tutta la zona di un fumo grigio denso e dell’odore specifico dei rifiuti bruciati. Le statistiche sono ancora deboli, ma la maggiorparte dei rifiuti entra più o meno legalmente in Ghana da Stati Uniti e diversi paesi dell’Unione Europea, tante volte con il beneplacito delle autorità locali.
Qui la popolazione non è propriamente accogliente, le foto nella zona ‘sporca’ bandite. Nonostante abbia ingaggiato un ragazzo del posto, il mio colore bianco qui non attrae nessuno, nessuno vuole che si sappia quello che accade, la gente ti dice: “Non è vero che si brucia la plastica” e il tuo naso fiuta solo il suo inconfondibile odore e i tuoi occhi vedono una scia di fumo nero salire in cielo, qualcuno si chiede perché sono venuta a vedere l’inferno, qualcun’altro insulta Latif perché mi permette di accedervi.
Vi lascio qualche foto esplicativa.






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